Iside in campania, come un'affascinante Dea Orientale ha saputo farsi amare dal popolo
L’Occidente d’area greca e italiana si aprì alla storia e alla
civiltà grazie ai naviganti orientali che percorrevano tutto il Mediterraneo, accogliendo così la tanto rinomata
sapienza egizia.
Su questa scia non potè non fare il suo ingresso in Magna Grecia, oltre agli usi e costumi, la religione egizia e con essa una delle sue Dee più popolari: Iside. Essa si inserì agevolmente nel mondo campano pur accompagnata dal parallelo culto indigeno delle importanti Dee-Madri già presenti sul territorio.
Su questa scia non potè non fare il suo ingresso in Magna Grecia, oltre agli usi e costumi, la religione egizia e con essa una delle sue Dee più popolari: Iside. Essa si inserì agevolmente nel mondo campano pur accompagnata dal parallelo culto indigeno delle importanti Dee-Madri già presenti sul territorio.
Già nei primi secoli dell’età imperiale il culto Egizio – Alessandrino
(Ormai divenuto quasi esclusivamente Isiaco), aveva raggiunto la più ampia
diffusione sia sulla costa (Cuma, Pozzuoli, Napoli, Ercolano, Stabiae, Sorrento,
ecc) quanto nell’entroterra (Teano, Capua, Benevento, Acerra, ecc), ne abbiamo
prove archeologiche nei famosi Isei di Pompei (150 a.C.) e di Benevento (I sec.
a.C.).
Iside Fortuna munita di timone e cornucopia |
Certo il ‘’Messaggio’’ di Iside ellenistica attrasse a se gli
spiriti colti, insoddisfatti del formalismo dei culti tradizionali e incuriositi
dal carattere misterico dell’iniziazione (Apuleio, Metamorfosi).
Ma la prima e più ampia adesione fu proprio delle classi più povere, gli emarginati, gli immigrati, cioè coloro i quali avevano bisogno di una religiosità emotivamente coinvolgente.
Ma la prima e più ampia adesione fu proprio delle classi più povere, gli emarginati, gli immigrati, cioè coloro i quali avevano bisogno di una religiosità emotivamente coinvolgente.
Il culto Isiaco donava loro piena gratificazione sia con la liturgia quotidiana
che con le pittoresche feste pubbliche, come la festa dell’apertura primaverile
della navigazione (Navigium Isidis) e quella della resurrezione di Osiride suo
sposo nel tempo autunnale del raccolto (Inventio Osiridis).
Iside, assimilata all’italica Fortuna, impersonava la Sorte
benefica e cieca mostrando così sia il suo lato amorevole che oscuro.
Iside, Tempio di Pompei |
Le tante statuette votive trovate ad Ercolano la
rappresentano con quell’aspetto che avrebbe dato poi origine alle statuette
della attuale Madonna: si tratta di una avvenente e dignitosa dama con lunghe
chiome e vestita di una tunica annodata sul petto ( il famoso ‘’Nodo isiaco’’
tratto distintivo della Dea e delle sue sacerdotesse), coronata dal ‘’Basileon’’
( corna bovine, disco solare e due spighe). Un’altra immagine che ha riscosso
molto successo è quella della Iside kourotrhopos o lactans (Colei che nutre,
che allatta, la Madre ) diventata appunto in seguito ‘’Maria Lactans’’.
Iside Lactans e Maria Lactans |
Fu patrona dei Mari e dei marinai, garante di salvezza e di buona riuscita
dei viaggi in mare, la si trovava spesso, infatti, raffigurata sulle prue
delle navi. Mentre per la persona comune e preoccupata delle minacce quotidiane tra ‘’malocchio’’
e superstizioni, demoni e malattie, Iside, quale Dea Maga e Dea Guaritrice costituiva
una figura potente e misericordiosa.
Nel tempio di Pompei si praticavano riti benefici diretti da
sacerdoti-lettori (petrophoros), e preti – maghi che cosacravano e affidavano a
madri con bambini , immagini e amuleti raffiguranti Iside e Arpocrate ( Horus, suo figlio)
da apporre su anelli, collane ecc.
Le pratiche più popolari tra le donne erano sicuramente
quelle dedicate alla fecondità, corrispondenti alla figura di Iside
sincretizzata in Bastet/Bubastis, patrona della maternità, in cui venivano usate
(come la maggior parte delle pratiche Isiache) le acque, spesso quelle del Nilo stesso (Probabilmente
portate e conservate nel tempio di Pompei) ritenute estremamente sacre. Il rito consisteva nel denudamento
della donna davanti ad un simulacro della Dea così come viene rappresentata una
statuetta del tempo raffigurante una donna nuda accovacciata a gambe aperte con
l’esposizione delle parti intime femminili (la statuetta è chiamata appunto ‘’Baubò’’).
Baubò, o Dea Vulva |
Insomma, Iside, con la sua polivalente identità di Sposa
fedele, Vedova affranta, Madre affettuosa, Dispensatrice di benessere,
Salvatrice e Maga invincibile, poteva rappresentare tutti gli aspetti della donna dell'epoca sia ricca che povera. La Dea appianava le differenze sociali e, soprattutto in Campania, donava una maggiore libertà sociale rispetto alle donne di religione prettamente ellenistica. Inoltre risultò felicemente accordabile con la
pragmatica religiosità delle Dee Madri autoctone agevolandone così la
convivenza e il sincretismo.
Fonti :
Iside nella campania antica d’età romana – Fulvio De Salvia
Aegyptica campani – T. Semmola
Iside Ellenistica – G. Lafaye
Pompei, peculiarità architettoniche del tempio pompeiano di
Iside – G.spano
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