''Conosci te stesso'' e la saggezza degli antichi
L'esortazione «Conosci te stesso» (in greco antico γνῶθι σαυτόν, gnōthi sautón) è una massima, molto famosa, greco antica presente nel tempio di Apollo a Delfi.
La frase latina corrispondente è ''nosce te ipsum'', talvolta ritrovata anche nella versione ''temet nosce''.
Questa frase era scritta a caratteri cubitali sul frontone del tempio di Apollo a Delfi (insieme con l’invito alla moderazione, espresso nel motto: μηδὲν ἄγαν, «nulla di eccessivo»): in questo modo l’oracolo di Apollo rivolgeva all’uomo di allora l’invito a indagare dentro di sé, per scoprire che l’essenza della nostra vita è dentro, non al di fuori di noi.
Una valorizzazione dell’interiorità che offrirà motivi di riflessione a Socrate, che sulla conoscenza di se stesso costruirà uno dei cardini del suo pensiero.
«Conosci te stesso». È una raccomandazione solo apparentemente banale, come osserva un filosofo anonimo citato da Fozio: «sembra essere la cosa più facile, e invece è la più difficile di tutte», infatti τὸ γνῶναι ἑαυτὸν οὐδὲν ἄλλο ἐστὶν ἢ τοῦ σύμπαντος κόσμου φύσιν γνῶναι «conoscere se stesso non è altro che conoscere la natura dell’universo».
Tempio oracolare di Delfi
Ecco il testo completo che rappresenterebbe il messaggio originale dell’oracolo di Delfi per gli astanti, proprio all’ingresso del santuario di Delfi:
'' Ti avverto, chiunque tu sia. Oh, tu che desideri sondare gli arcani della natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il tesoro degli dei. Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’universo degli dei.''
Egeo, consulta la dea Themis, seconda detentrice dell'oracolo di Delfi, secondo Eschilo assisa sul bacile del tripode.
Tondo di una kylix attica a figure rosse del 440-430 a.C. Opera del Pittore di Kodros, (Antikensammlung di Berlino, Berlin Mus. 2538).
Sempre restando in tema ecco un altro testo, un epigramma in distici elegiaci di Pallada (un poeta di Alessandria d’Egitto del IV secolo d.C.):
Εἰπέ, πόθεν σὺ μετρεῖς κόσμον καὶ πείρατα γαίης
ἐξ ὀλίγης γαίης σῶμα φέρων ὀλίγον.
Σαυτὸν ἀρίθμησον πρότερον καὶ γνῶθι σεαυτόν,
καὶ τότ᾽ ἀριθμήσεις γαῖαν ἀπειρεσίην.
Εἰ δ᾽ ὀλίγον πηλὸν τοῦ σώματος οὐ καταριθμεῖς,
πῶς δύνασαι γνῶναι τῶν ἀμέτρων τὰ μέτρα;
Dì un po’: com’è che tu misuri il cosmo e i limiti della terra,
tu che porti un piccolo corpo formato da poca terra?
Misura prima te stesso e conosci te stesso,
e poi calcolerai l’infinita estensione della terra.
Se non riesci a calcolare il poco fango del tuo corpo,
come puoi conoscere la misura dell’incommensurabile?
Sembrava dunque che questo monito fosse molto in voga nell'antichità classica tanto da sopravvivere fino ai giorni nostri.
Di sicuro un ottimo consiglio se pensiamo che conoscendo se stessi, l'essere umano nel suo piccolo mondo in quanto micro cosmo, studiarsi, conoscersi e forse andare olte... fino ad intuire di far parte di un ''Tutto'' essenzialmente sconfinato...
E' forse questa una delle risposte ai quesiti esistenziali che l'uomo si pone dalla notte dei tempi?
Fonti :
www.grecoantico.it
Prometeo incatenato - Eschilo
https://it.wikipedia.org/wiki/Conosci_te_stesso
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